domenica 23 febbraio 2014

volantino sabato 22 febbraio


SABATO 22 FEBBRAIO 2014argomento MINI IMU


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Le nostre interviste 


         





sabato 15 febbraio 2014

Rifiuti, una miniera d’oro che i Comuni dimenticano

 (da La Stampa del 7/2/2014 )

I Sindaci si lamentano dei tagli statali, ma la gestione efficiente dell’immondizia è ancora lontana. E se volessero i rifiuti potrebbero generare (oltre all’ambiente pulito) occupazione e risorse per le casse comunali

di Veronica Ulivieri
Perdita di controllo sul servizio, tassa ancora calcolata sui metri quadrati, poco impegno per la raccolta differenziata nonostante faccia risparmiare. I sindaci d’Italia si lamentano dei tagli statali, ma la gestione efficiente dell’immondizia è ancora lontana 
Cambiano i governi, ma continuano i tagli ai Comuni. Eppure, se le proteste degli enti locali sono spesso legittime, i sindaci non sempre mettono lo stesso impegno nel rendere più efficienti servizi e gestioni, per recuperare da lì qualche risorsa in più. Emblematico è il caso dei rifiuti, che possono rivelarsi, a seconda dei casi, una voce di costo o un generatore di risorse, risparmi e occupazione. Oggi in Italia la raccolta differenziata è al 40%. (…)
Ezio Orzes, assessore all’Ambiente di Ponte nelle Alpi, il comune nel bellunese primo della classe in fatto di raccolta differenziata, con una percentuale che sfiora il 90%, racconta: “Per lo smaltimento dei rifiuti in discarica, nel 2008 spendevamo 450 mila euro l’anno. Adesso, grazie a una forte riduzione, solo 40mila. I soldi risparmiati li abbiamo trasferiti da una voce di costo improduttivo all’occupazione, assumendo altre dieci persone per servizi di igiene urbana. E tuttavia, risparmiamo l’11% rispetto a cinque anni fa”.  
Da sempre, la via più efficace per abbattere i chili di spazzatura è intervenire sul portafoglio, modulando la bolletta in base alla produzione effettiva di rifiuti. In quest’ottica, nelle intenzioni del decreto Ronchi (varato nel lontano 1997), la tariffazione puntuale avrebbe dovuto gradualmente sostituire la tassa rifiuti, passando da un calcolo dell’importo basato sulla superficie dell’abitazione a uno sulla quantità dei rifiuti prodotti, attraverso una fase intermedia, quella della tariffa “parametrica”. Oggi, i Comuni che hanno applicato un sistema a tariffa sono, secondo l’Ispra, 1.347, meno di due municipi su 10. I motivi sono tanti e svelano, dietro una questione apparentemente burocratica, molte dinamiche di un settore in cui sono in gioco molti soldi. 
“Un po’ per inerzia e un po’ per la sottovalutazione dei vantaggi conseguibili con il passaggio alla tariffazione puntuale – spiega Attilio Tornavacca, esperto di rifiuti e direttore dell’istituto Esper –, molti Comuni hanno continuato ad applicare la vecchia TARSU, oppure hanno introdotto la TIA parametrica, anche se già fin dall’emanazione del decreto Ronchi veniva previsto l’obbligo, poi prorogato, di passare alla tariffa puntuale fin dal 1999. La gran parte dei Comuni ha quindi deciso di mantenere un sistema più semplice e comodo per chi deve incassare la tassa per coprire i costi di igiene urbana, ma molto iniquo per gli utenti virtuosi che riescono a ridurre i rifiuti non riciclabili. La tassa calcolata sui metri quadri si basa infatti su un imponibile facilmente quantificabile, mentre per l’attuazione del regime tariffario puntuale c’è bisogno di un maggiore impegno dal punto di vista organizzativo e di eliminare i cassonetti per passare alla raccolta porta a porta, l’unica che consente realmente il conteggio degli svuotamenti di ogni singola utenza. La stessa Anci ha chiesto per dieci anni la proroga della tassa rifiuti”, bloccando di fatto ogni evoluzione verso un sistema più efficiente. I Comuni che hanno applicato la tariffa puntuale, infatti, “sono sempre quelli che oggi ottengono i risultati più alti di raccolta differenziata e le bollette più basse per le famiglie. Analizzando la situazione piemontese, abbiamo calcolato che con la tariffazione puntuale diminuiscono del 19% i costi per i cittadini e aumenta del 21% la raccolta differenziata”, continua Tornavacca. 
Ma oltre all’Anci, ad aver messo i bastoni tra le ruote sono state anche le società proprietarie degli inceneritori e delle discariche: “Questi impianti – continua Tornavacca – hanno bisogno di essere alimentati in modo costante e con elevati quantitativi di rifiuti. Se la raccolta differenziata supera un certo livello, i rifiuti da smaltire in discarica o bruciare diminuiscono e si è costretti a cercarli altrove, anche a costo di ridurre le tariffe di conferimento e quindi gli utili di gestione, come fanno i termovalorizzatori del Nord Europa”. Un meccanismo amplificato nei casi in cui è la stessa azienda a gestire il servizio di raccolta differenziata e lo smaltimento, come avviene in molti comuni italiani: “Si viene spesso a creare un conflitto di interessi: se la raccolta differenziata aumenta oltre il livello previsto quando era stato progettato l’impianto, si determina inevitabilmente una sensibile riduzione degli utili di gestione dell’inceneritore”. E le stesse lobby sono riuscite anche a ottenere incentivi sulla produzione di energia dalla combustione di rifiuti, paragonata alle altre fonti rinnovabili, gravando sulle bollette elettriche dei cittadini.  
“L’ignoranza della politica e importanti lobby dell’industria sporca hanno ingessato la gestione dei rifiuti, orientandola verso lo smaltimento piuttosto che in direzione del riciclo”, riflette Ercolini. Producendo molte distorsioni. Come ammette lo stesso Bernocchi, “in molti casi, attraverso l’esternalizzazione della gestione dei rifiuti, i Comuni hanno perso il controllo del servizio”. La maggior parte delle amministrazioni, per pigrizia, ignoranza, mancanza di professionalità e sotto la pressione di interessi forti, ha deciso di chiudere gli occhi e non cercare, in tempi di magra per gli enti locali, di razionalizzare il servizio. Vedi il caso dei corrispettivi “per i maggiori oneri della raccolta differenziata”: i Consorzi per la raccolta e il riciclo dei diversi tipi di imballaggi, coordinati da Conai, vendono i materiali alle aste e versano ogni anno ai Comuni aderenti un contributo fisso, stabilito in un accordo quinquennale con Anci. Secondo Bernocchi, “su 8.092 Comuni, però, solo 176, i più accorti, riscuotono direttamente questi contributi”. Tutti gli altri delegano le aziende rifiuti, senza neanche chiedere conto dei flussi di cassa e dell’ammontare di queste somme, elementi che invece dovrebbero essere considerati nel negoziare il pezzo del servizio. “Molte amministrazioni non sono ancora a conoscenza degli aspetti economici positivi per loro. Nei prossimi anni ci impegneremo per una maggiore comunicazione su questo”, dice Walter Facciotto, direttore generale di Conai, che raccoglie produttori e utilizzatori di imballaggi. 

Il Collegato ambiente varato dal Consiglio dei ministri a novembre scorso ha rimandato al 2020 l’obiettivo di raccolta differenziata al 65% (che corrisponde più o meno al target del 50% di riciclo posto dall’Unione europea) e previsto un sconto sulla tassa per lo smaltimento in discarica – per pagare solo il 20% dell’ecotassa, basterà raggiungere il 35% di differenziata entro il 2014, il 45% a fine 2016 e il 65% a fine 2020 –, accanto ad addizionali per i municipi inadempienti. Obiettivi alla portata di tutti. Purtroppo, però, se gli amministratori non raggiungeranno neanche questi target molto ammorbiditi, a rimetterci saranno ancora una volta i cittadini.

SABATO 15 FEBBRAIO 2014- argomento RIFIUTI






 La bella frase di Pablo Neruda




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giovedì 6 febbraio 2014

Vi riveliamo un Segreto...


         Siamo tra i più tassati della Valle di Susa,

Lo sapevate che a Condove, Vaie,Villarfocchiardo, Sant'Ambrogio, Susa  nessuno ha pagato la MINI-IMU ?E perchè?
P
er il semplice motivo che le varie amministrazioni, diversamente che nel nostro comune,  hanno applicato le aliquote più basse.

Nel nostro Comune l'aliquota sulla Prima Casa è del 5 per mille, in tutti, o quasi , gli altri paesi è dello 4.

Lo sapevate che nei comuni sopra citati ed in altri  ancora della nostra valle l'aliquota dell'addizionale IRPEF è un terzo o un quarto di quella prelevate dalle Nostre buste paga e dalle Nostre pensioni?
In alcuni poi, come Condove ,si paga solo da pochi anni  mentre la nostra amministrazione ha sempre ritenuto di non potervi rinunciare oltre ad applicare le aliquote più alte ammesse.

Nel nostro Comune l'aliquota IRPEF è stata portata al 7.5 per mille dal 5 dell'anno scorso.

Stessa storia per la raccolta rifiuti. l'ACSEL è cosi presa a fare attività alternative , sicuramente più gratificanti per Lei, come il censimento dei passi carrai,  la gestione della banda larga, energie alternative, che , infastidita dal dover ancora raccogliere la nostra immondizia tende a scoraggiarci mandandoci bollette sempre più care a fronte di un servizio sempre peggiore.

L'aumento delle aliquote va a coprire i mutui accesi negli ultimi anni per opere come la Piazza della Libertà, il "Palazzetto dello Sport" ,la tinteggiatura del Comune e la fredda Bocciofila,mentre le finanze dei cittadini di S'Antantonino si assottigliano sempre più sotto il maglio della Crisi.

Nel nostro Comune le tasse sui Cittadini servono principalmente a pagare prestiti ed interessi.

Siamo un paese sempre più sprofondato nel degrado urbano e sociale, per vedere asfaltare una buca o pulire un tombino bisogna attendere il mese prima delle elezioni, tra una elezione amministrativa e l'altra ed intanto il paese perde di attrattiva.
E' necessario spendere meno e soprattutto meglio i soldi dei Cittadini e lasciare invece che quei soldi possano essere resi disponibili ai cittadini per le Loro esigenze.


Non sappiamo se stiamo gareggiando per arrivare ultimi nella gara sulla qualità di servizi tra i comuni della valle ma per quanto riguarda le tasse rischiamo di arrivare primi.

Pensiamoci Tutti.

santantonino.listaindipendente@gmail.com
http://santantoninolistaindipendente.blogspot.it/